martedì 23 ottobre 2012

Il Principio del 'meglio sì che no'

Perché no?
Esiste oggi un motivo per dire 'no' a qualcosa? Per rinunciare a qualcosa -tendenzialmente non nocivo né lesivo, ma di frequente non vantaggioso, il più delle volte indifferente-?

Dire di no a qualcosa è oggi perdere qualcosa, mancare un'occasione, un'opportunità, della serie 'ogni lasciata è perduta', come diceva mia nonna, o, più elegantemente, un'esortazione al carpe diem oraziano.

Ma poi si tratta davvero di perdite?

Sembra quasi che manchi la fase di riflessione sull'oggetto della perdita e sul suo reale -forse soggettivo, ma pur sempre reale- valore della cosa.
Prima di parlare di perdita, ci si interroga su ciò che si sta perdendo? Ha davvero un valore per sé?
Sì? Che valore?

Se poi in ballo c'è un prezzo per la non-perdita, l'oggetto in questione vale quel prezzo?


Si fanno ancora delle valutazioni e dei bilanci nella vita, dinanzi a delle scelte, oggi, oppure no?

O meglio, le scelte sono davvero scelte
o
si agisce come automi, di fatto subendo le proprie
apparenti-scelte-reali-automatismi-quotidiani-dettati-da-un-vorace-attaccamento-alla-vita-e-timore-della-morte-quotidiana-o-forse-della-noia-quotidiana-divorante-autoalimentantesi?


domenica 14 ottobre 2012

Evasione realizzante

Succede sempre così: nei momenti più difficili, quando non so proprio che via scegliere tra le due che mi si aprono dinanzi, mi getto a capofitto nello studio. 
Diventa il mio rifugio e la mia ragione di vita, proprio come lo era un tempo, agli inizi del mio ormai ventennale iter studiorum.
Perché in fondo studiare mi piace. Mi dà la sensazione -difficilmente raggiungibile, per me, insoddisfatta cronica di tutto, di tutti, ma soprattutto di me stessa- di fare davvero qualcosa, di raggiungere un traguardo, di non essere una cosa gettata nel mondo e inutile a sé e agli altri. 
Così macino pagine, ne riempio altre di segni blu e colorati, acquisisco nozioni -che forse perderò domani, ma che per oggi sono incamerate-, eseguo compiti, non penso ad altro.
Ecco il vero obiettivo di queste fasi: non pensare ad altro. 
Lo studio come distrazione dalla vita.
Lo studio come rifugio in me stessa.

Lo studio come evasione realizzante.

Vado a studiare!

giovedì 21 giugno 2012

Oggi Calvino mi ha dato qualcosa. Ha cambiato il mio modo di vedere i classici ma non solo.


  1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…».
 Leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello di averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come ad ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più. Possiamo tentare allora quest’altra formula di definizione:
2.    Si dicono classici quei libri che costiuiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
 Infatti le letture di gioventù possono essere poco proficue per impazienza, distrazione, inesperienza delle istruzioni per l’uso, inesperienza della vita. […] Rileggendo il libro in età matura, accade di ritrovare queste costanti che ormai fanno parte dei nostri meccanismi interiori e di cui avevamo dimenticato l’origine. C’è una particolare forza dell’opera che riesce a farsi dimenticare in quanto tale, ma che lascia il suo seme. La definizione che possiamo darne allora sarà:
 3.    I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando si impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
 Dunque, che si usi il verbo «leggere» o il verbo «rileggere» non ha molta importanza. Potremmo infatti dire:
 4.    D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
5.     D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
6.    Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
7.     I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume)
La lettura d’un classico deve darci qualche sorpresa in rapporto all’immagine che ne avevamo. Per questo non si raccomanderà mai abbastanza la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni. La scuola e l’università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario. C’è un capovolgimento di valori molto diffuso per cui l’introduzione, l’apparato critico, la bibliografia vengono usati come una cortina fumogena per nascondere quel che il testo ha da dire e che può dire solo se lo si lascia parlare senza intermediari che pretendano di saperne di più di lui.
 8.    Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
 Non necessariamente il classico ci insegna qualcosa che non sapevamo; alle volte vi scopriamo qualcosa che avevamo sempre saputo.
 9.    I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
 […] La scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero di classici tra i quali tu potrai riconoscere in seguito i “tuoi” classici. La scuola è tenuta a darti degli strumenti per esercitare una scelta; ma le scelte che contano sono quelle che avvengono fuori e dopo ogni scuola.
 10.                       Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
11.  Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
12.Un classico è un libro che viene prima degli altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
 L’attualità può essere banale o mortificante, ma è pur sempre un punto in cui situarci per guardare in avanti o indietro. Per poter leggere i classici si deve pur stabilire «da dove» li stai leggendo, altrimenti sia il libro che il lettore si perdono in una nuvola senza tempo. Ecco dunque che il massimo rendimento della lettura dei classici si ha da parte di chi ad essa sa alternare con sapiente dosaggio la lettura d’attualità.
 13.È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
14.È classico ciò che periste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona.
 […] Poi dovrei riscriverlo ancora una volta perché non si creda che i classici vanno letti perché «servono» a qualcosa. La sola ragione che si può addurre è che leggere i classici è meglio che non leggere i classici. E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran: «Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. “A cosa ti servirà?” gli fu chiesto. “A sapere quest’aria prima di morire”».
Italo Calvino, “Perché leggere i classici”, Mondadori, 1981.

martedì 19 giugno 2012

Può mancarmi qualcosa che non è mai esistito (davvero)?
Può mancarmi qualcuno che non c'è mai stato (davvero)?


La ragione mi e si fa tanti discorsi
ma quando abbassa la guardia 
ecco che l'emo-zione/-tività si sguinzaglia presto
e cesso di pensare,
sento.


E sento una grande tristezza
un'immensa amarezza.


domenica 17 giugno 2012


insoliti pensieri


inattesi_

giovedì 14 giugno 2012

Quando qualcuno/qualcosa scompare
sono triste
ma sono anche felice.


La fine è triste e tragica 
in quanto fine
ma è anche in qualche modo serena
in quanto nuovo inizio.

domenica 10 giugno 2012

By train _ always


In treno 
Pisa Firenze Napoli
il paesaggio corre al di là del vetro
del finestrino o dei miei occhi
vitrei sì anch'essi
inchiodati a quel verd-azzurro lì fuori.

Sfiorano le immaigini
non le assorbono.
Passano 
non restano.

Un po' come tutto
passa e non resta
accade e fugge
il presente passa
e resta lì
come passato
non più presente
ma pur sempre esistente come passato
quasi sospeso.

Strani questi pensieri mentre mi preparo psicologicamente all'idea del mio primo convegno.
'Prepararsi psicologicamente' che stupida espressione.
Cosa significa preparare la psiche? 
Quando mai, poi, si può dire che sia davvero 'pronta'? 
E cosa si intende per 'pronta'? 
A cosa?
Mah... frasi fatte e confezionate per le circostanze nelle quali non si sa che dire e si dicono solo banalità.
Banalità... parola che mi indurrebbe a pensare a lungo. 
Quanto può essere banale la vita.
Quante vite banali conosco.
Ma torniamo al convegno. 
Sono come sempre sola, sul treno, col mio pc, il mio power point e tutta la mia ignoranza. 
Quanto sono ignorante. 
Quante cose so di non sapere -Socrate gioirebbe nel sentirmelo dire- e quante altre ne vorrei sapere.
Non ce la faremo mai, direbbe il caro Francesco al quale devo molto della me di ora e soprattutto della mia capacità di buttarmi in mille cose, impegni, scadenze e di non sapere poi più come dividermi. 
Ma va bene così. 
E' un modo per sentirmi viva e utile, a me stessa almeno.

Si può sentirsi morti dentro?
Si può non avere più stimoli e cercarli negli altri, nelle cose più disparate, anche le più lontane da noi stessi, nella spersonalizzazione più totale di sé?

Ecco che i pensieri tornano a sfuggire e ad andare altrove. 
allitterazione di A!

Il treno intanto va.
Il fiume va, sa dove andare, guardo più in là, in cerca d'amore. Un'automobile corre.... cantava Battisti. 
E' morto anche lui.
Moriremo tutti, direbbe sempre Francesco, ma forse anche mia madre e lo dico sempre anch'io. 

Ma questo ora che c 'entra?
La mia mente corre davvero.
Come corre, mamma mia!



giovedì 7 giugno 2012

GiRa



Tu
come stai
quale mondo vuoi
io voglio un posto migliore


Tu
come stai
non ti chiedi mai
se c'è un posto migliore


Gira la   terra 
gira
gira tutto
gira
eppure il vento soffia ancora

Gira la vita
gira
gira l'amore 
gira 
eppure il vento soffia ancora  _

lunedì 4 giugno 2012




The dreams in which I'm Dying
are the best I've ever had.


I find it hard to tell you
I find it hard to take.

When people run in circles
it's a very very
MaD wOrLd_


domenica 3 giugno 2012

Un castello di carte





Power of Books

 Quint Buchholz (1957- )





http://www.quintbuchholz.de/


Costantemente alla ricerca della stabilità
e contemporaneamente in fuga da essa.


Cosa voglio?
O meglio
di cosa realmente ho bisogno?

domenica 27 maggio 2012

bLuE


like a blue train
my thoughts are going
I don't know where
under a blue sky
in a blue mind
these are just blue days
for a blue soul_

venerdì 25 maggio 2012

Volere è potere
ne sono sempre più convinta.


Il desiderio di conoscere 
di sapere 
più di ogni altra cosa 
mi rende viva.




giovedì 24 maggio 2012


just a song _

martedì 22 maggio 2012



 se questo mondo
è un mondo di cartone
allora per essere felici
basta un niente
magari una canzone
o chi lo sa _

lunedì 21 maggio 2012

domenica 20 maggio 2012

Oscillazioni

          a tratti la mente sbanda_
... ma un'auto che va
basta già a farmi chiedere se
io vivo_


il fiume va
sa dove andare_

venerdì 18 maggio 2012

'cos I know I'm alone
                   I'll be alone
and you too.



giovedì 17 maggio 2012

by train

Pisa Roma
Roma Pisa
in un giorno
otto ore di
colline
montagne
mare

il mare
blu
alla luce del mattino
col sole del tramonto

il mare
l'orizzonte
gli scogli
e le navi
e gli alberi

my mind ...
now I let to start

suona la canzone nel mio ipod

non resterò ferma
mai

non è Claudia
che si radica
in un luogo
posto
posizione

No

costante nell'incostanza
del dove
e del chi
sono e sarò

ingranaggio involontario
ma consapevole
di un meccanismo inamovibile
la consapevolezza è la forza
nel viverlo
e nel combatterlo
dall'interno

Modern Man
suona l'mp3

Modern Girl?
Modern World?
Modern Mind?

Like a Modern Me

This is my thought now
what I can think about Me

I'm just a Modern Me, now.


La scogliera, Claude Monet

martedì 15 maggio 2012

Ri-semantizzare


Mi è bastato sentire una sola nota
proveniente dall'altra stanza
e l'ho riconosciuta: Rebellion, Arcade Fire. Ne sono certa.
'Dani, Arcade Fire?'
'Sì'
'Li adoro'
'Anche io'

Risemantizzare anche le canzoni.


domenica 13 maggio 2012

Pensieri di una domenica sera

Da grande voglio una casa in campagna
un'amaca tra due pini
e un gatto che fa le fusa accoccolato sulle mie gambe
mentre tranquilla leggo
o scrivo.

Da grande voglio essere serena.

E non voglio mai smettere di sapere cose nuove.



venerdì 11 maggio 2012



Usciamo stasera?
Sì!

Una serata inattesa
una scoperta
un teatro altro
una musica altra.

giovedì 3 maggio 2012

Morale Esistenzialista=Morale dell'azione

"Un uomo s'impegna nella propria vita, disegna il suo volto e, fuori di questo volto, non c'è niente"




L'uomo è ciò che fa.
L'uomo non è altro che la sua vita.



Da L'esistenzialismo è un umanismo, Jean-Paul Sartre

Agisco consapevolmente e consapevolmente sbaglio. 
Non ci sono scusanti. Non ci sono giustificazioni. Forse solo attenuanti.
I miei errori sono libere azioni -spesso favoriti o indotti da fattori esterni, ma in ultima analisi sempre mie libere azioni e non posso che imputarli a me stessa- e ne sono responsabile ed è giusto che le conseguenza ricadano su me stessa.
Ultimamente ho sbagliato molto e in molti modi e le conseguenze si sono accavallate e intrecciate in un magma confuso di azioni-reazioni quasi meccaniche -mie tue sue nostre vostre loro di tutti- senza possibilità di redenzione ma con cadute sempre maggiori verso un baratro senza fine.

Ora è il caso di riprendere le redini, di ri-flettere e ri-predere coscienza e consapevolezza lucida di tutto.

Riparto dal dettato esistenzialista. L'uomo è ciò che fa. Non c'è scampo. Non ci sono scuse.




mercoledì 2 maggio 2012

martedì 1 maggio 2012

Accordi e Disaccordi - Woody Allen, 1999



'Non ho bisogno di nessuno'

ripete alle donne e in realtà a se stesso il grande chitarrista Emmet Ray.


'Io sono un artista'.


















Non sapevo neanche di averlo tra i miei film.

Coincidenze.


lunedì 30 aprile 2012

Two-way


Vladimir Kush (1965-), Moonlight sonata

Circles



Sento il tempo passare sulla mia pelle
e io mordermi la coda all'infinito


running in circle
always and only running and running in circle.





domenica 29 aprile 2012

sabato 28 aprile 2012

Conrad e il mare

Due ore
e il mare ritempra la mia anima
o forse la mia mente -l'anima non esiste. O forse sì, ma è solo un dettaglio questo. Questione di nomi, di etichette-

La linea d'ombra
Rileggo le prime righe -voglio cogliere ogni singola parola, lasciare che la lettura mi rapisca di nuovo, come un tempo, e mi strappi anche solo per pochi minuti alla realtà così incolore, così inodore, così amorfa e anonima, smisuratamente grottesca-
Conrad saprà salvarmi?
Presto per dirlo
sollevo lo sguardo e vedo
la linea dell'orizzonte, blu
come il cielo e come il mare.
Blu.
Il mio colore.
Non potrei prescindere dal B L U.
Un mio amico diceva che eravamo condannati ad avere l'anima blu, bluesoul.
L'anima.
Già due volte ho usato questa parola.
A N I M A.
Come animati o come animali?
Respiriamo e abbiamo vita, siamo animati
e siamo anche un po' animali per le funzioni e gli istinti, no?
E abbiamo anche la ragione,
che sul più bello ci saluta.

Discussione ora troppo impegnativa e io ho aperto questa pagina, questo mio diario -perché il cartaceo non lo ho più da quando Laura è andata via e non so più a chi scrivere, a chi parlare. E scrivo qui. Dalla grafia con la quale erano scritte le pagine, prima, si poteva cogliere lo stato d'animo con il quale le scrivevo, ora non lo si può più fare. La grafia è uniforme e meccanicamente identica, tuttavia i pensieri si fissano nello spazio e nel tempo e nel ciber-spazio. Ma , dicevo, ho aperto questa pagina quasi per caso, non era mia intenzione scrivere stasera, per cui non voglio e non posso essere prolissa nè complicatamente cervellotica.-

Penso e ripenso e ripenso
a tante cose
volti
situazioni
parole
giorni.

Stop
oggi avevo bisogno di dire stop
oggi ho detto stop
"Andiamo al mare!"
e il mio cervello ondeggiava come il mare
e le parole di Cornad risuonavano nella mia mente che le leggeva ad alta voce.
Abbandona la nave alla ricerca di qualcosa che non sa neanche lui.
Il protagonista -Conrad da giovane-
Io.
Ma le fughe non servono mai.
Il nostro io ci segue sempre e ovunque.
Con i suoi dubbi
rimpianti
dolori.

Sublimare.
Incanalare tutto
in altre forme.
Studiare e realizzarsi/realizzando.


venerdì 20 aprile 2012

Metafora di Vita

Between Reality and Appearance.

M.C. Escher, Metamorphose


giovedì 19 aprile 2012

Io, l'altra.

Adesso siamo tutti felici.
Tu, lei e l'altra -che sarei io-
Già, perché io sono sempre stata l'altra, non lei. Solo che non lo sapevo.
L'ho capito dopo, quando lei mi ha raccontato tutto e io l'ho ascoltata, in silenzio, immobile, seduta su un gradino all'ombra di un albero. Poi, quando ha chiuso il telefono, ho telefonato alla mia amica e le ho raccontato tutto e solo allora, ripetendo quelle parole io stessa, le ho ascoltate davvero, dalla mia stessa voce, e silenziose lacrime, dietro le lenti celesti dei miei Rayban, mi hanno appannato la vista e rigato il volto.
Difficile da spiegare, ma non era dolore per quello che stavo vivendo, ma per quello che avevo vissuto.
Piangevo perché allora -non ora, ma allora-, mentre credevo di vivere una cosa bella, fresca, vera -strana e dolorosa, tuttavia vera- vivevo una farsa, della quale ero inconsapevole attrice -forse più spettatrice?-
Piangevo perché allora avevo creduto che quella canzone la stessimo ascoltando io e lui e invece la stavano ascoltando lui e lei e per caso anche io -o forse non per caso, ma per cattiveria o burla di lui-
Piangevo per le belle parole allora dette o soltanto pensate, per aver creduto di vedere del bene e del buono in quegli occhi verdi, per aver teso la mia mano a un'anima tormentata, tormentandomi io stessa senza riserve.
Piangevo per il passato più che per il presente.

Ma poi mi sono fermata.
Pian piano le lacrime sono cessate e nella mia mente si è fatto spazio il pensiero 'se nulla era come mi appariva, se nulla allora era vero, perché stare male? per qualcosa che, in realtà, non è mai stato se non nei miei occhi?'
Lei mi aveva dato la chiave per non piangere più, per stare bene, per superare il passato farsesco che avevo vissuto.
Lei.
Paradossalmente la con-causa del mio dolore passato -o meglio presente per il passato- era ora colei che mi tendeva -inconsapevolmente- una mano per uscirne, per guarirne.

Un dolore caustico.

E' stata l'ultima volta che sono stata male, che ho pianto per lui.
Anzi che ho pianto per me stessa. Per la mia ingenuità.

Poi sono guarita.
Sono guarita da un'ossessione. Da una dipendenza insana.

Mentre vedevamo l'ultimo film di Verdone -mi ero già addormentata un paio di volte mentre tu mi accarezzavi la testa- ero serena. Non perché fossimo insieme e io credessi, mi illudessi ancora che tra noi potesse esserci qualcosa -e tu certamente hai pensato che io stessi pensando questo-, ma perché non potevo più stare male, avevo visto tutto sotto una luce nuova -e te lo avevo anche detto 'tu per me sei un amico adesso'- lei aveva portato la luce nelle tenebre, mostrandomi angoli di quella stanza buia che non avevo mai visto prima, accecata da te -dalle tue parole, dalle tue canzoni, dalle tue stranezze-.
Ero serena quella sera e ti abbracciavo con affetto e serenità, perché non potevi più farmi stare male come un tempo. Eri disarmato ai miei occhi. O forse avevo io ora una robusta corazza.

Ecco perché non aveva senso e non ne ha tutt'ora la tua idea che io abbia plagiato lei contro di te.
Perché anche se non so -posso immaginarlo ma non saperlo con certezza- perché lei mi abbia cercata, abbia instaurato un rapporto confidenziale con me, tuttavia mi ha giovato, perché da allora, da quelle conversazioni notturne, da quella conversazione dopo la quale ti scrissi quel messaggio su Fb, io ti ho visto in modo diverso, con occhi diversi e non ho più pensato a te come ti pensavo prima -anche perché ho visto lei in modo diverso, non più come una rivale --poi per chi e per cosa?-- ma come una ragazza che, al di là delle sue intenzioni, mi aveva aiutata-

Il seguito si è scritto da solo.
Dovrei essere arrabbiata per le offese gratuite ricevute, ma non ne vale la pena.
La verità la so io e questo mi basta.

Lui e Lei ora sono felici.
E l'altra-io anche.
Perché forse una fine drammatica doveva esserci affinché fosse definitiva -o forse con un po' di lucidità da parte di lui si sarebbe potuta evitare, ma ormai è andata-

A un inizio corrisponde sempre una fine.

M.C. Escher, Smaller and smaller, 1956



venerdì 30 marzo 2012

Vampire


Sometimes I think I'm wrong.

Il vampiro, Munch

My own blood is my food_

giovedì 29 marzo 2012



Il Duomo
bianco
Il prato
verde
Il cielo
azzurro

un puntino nero
io
raggomitolata nei miei pensieri
astratta dalla musica
intorno figure mute
si muovono
sorridono
giocano
studiano
si distendono
vivono.

Vivere?

Cos'è poi vivere?

Diverso da respirare.


domenica 25 marzo 2012

Quando i  ricci volano con la testa



Borderline, Pisa, 24/03/'12 

Una Domenica che ha perso un'ora

Post sabato sera,
post cambio d'orario,
brunch domenicale uova, spremuta d'arancia, ciambella al cioccolato, caffè
bucato e pulizie di casa

e

musica!



Un altro tipo di musica
Alla scoperta della musica_

venerdì 23 marzo 2012

José Victoriano González (1887-1927)


                             Guitar on a table 


                            View across the bay


Doogle 23 marzo 2012 di Google


Music and painting
one mind and one arm_




mercoledì 21 marzo 2012

Le stagioni della vita

Anche quella sera, come tutte le sere, parcheggiò anima e corpo nel solito bar, con il solito barista e bevve il suo solito campari-ghiccio-e-arancia.
I suoni delle slot machines, una grappa a sinistra, un amaro a destra, giovanissimi pseudofumatori, padri di famiglia ubriachi... il solito.
Una canzone nuova suonava al vecchio stereo, un ritmo vivo, ravvivante, coinvolgente.
Un sorriso in quegl'occhi spesso spenti.
Decise di andare da quel suo amico pittore; non lo vedeva da tempo; erano sempre così impegnati tutti e due. A dir il vero, assorti, calati nei loro mondi liquidi, magmatici, amniotici.
Non erano mai stati tanto intimi, chiacchierate confidenziali rare e recenti. Eppure qualcosa la induceva a parlarci, ad ascoltarlo, ad annusare l'odore della sua pittura misto a quello del thè verde onnipresente sul suo tavolaccio da lavoro.
Con la tazza in mano iniziò a raccontarsi, incalzata dalle domande precise, decise e morbide come le pennellate sulla tela rossa.
Le parole fluivano dagli occhi sinceri mentre Vivaldi suonava le sue stagioni, squillanti e ordinate nel loro susseguirsi cicliche.
Manca il velo della sposa e quel drappo rosso va tolto. E poi il quadro è pronto.
E tu, vivi la tua vita e non dare peso alla gente, che è di passaggio, tutta. Entra, la attraversa e inevitabilmente se ne diparte. Va così, mia cara. Non puoi e non devi cercare di trattenerla e di trattenere chi la accompagna a braccetto per piccoli tratti. Sei sola. Gli altri sono un accessorio. Un bellissimo e indispensabile accessorio. Tuttavia momentaneo.
Poniti un obiettivo e inseguilo. Non perdere e non disperdere il tuo potenziale. C'è chi lo fa. Peccato. Ne ha tanto ma non lo usa per inseguire e materializzare i suoi sogni. Tu?



Organizzami una mostra a Pisa. La mia sposa senza velo deve vedere la torre pendente. 
Io devo rivedere i tuoi occhi, sorridenti._

domenica 18 marzo 2012

Geometrie RelazioEmozionali

Ci sono persone che sono importanti per te, lo senti, sulla pelle, nel cuore, nella mente. E' un fatto.  Per loro una 'forma' a volte non c'è o non c'è subito. Si delinea lentamente, nel tempo. Si struttura e si consolida. Può essere una sfera, un cubo, una piramide, un icosaedro. Non lo sai all'inizio. Non puoi prevedere come si disporranno le linee, come chiuderanno gli spazi. Sai tuttavia che ci sono linee e che ci sono spazi. 
Sai che c'è e che vuoi che ci sia. E' importante, lo senti.
La forma è secondaria. La presenza è primaria. 
Ed è un fatto.

_Le linee stanno chiudendo gli spazi.
Una qualsiasi forma nascerà prima o poi_

sabato 17 marzo 2012



Dream
Dream again in your way
Always knew that you would
Loose yourself to the scene
I'm only a dream_




Kings may come and then go
By this sword you must know
That all things come and then pass
Live your days as the last_

mercoledì 14 marzo 2012

_ma quante braccia ti hanno stretto tu lo sai per diventar quello che sei
che importa tanto, tu non me lo dirai_

_un fiore in bocca può servire, sai
più allegro tutto sembra_



_io non conosco quel sorriso sicuro che ho

cos'è rimasto in fondo agli occhi miei?_

domenica 11 marzo 2012

E ho capito finalmente che ogni scelta è una rinuncia_
_e io non voglio scegliere mai più.



venerdì 9 marzo 2012

Capire come sei.
Accettarti per come sei.

Volerti bene.


lunedì 5 marzo 2012


Leggerezza

Over the Town - Marc Chagall 

mercoledì 29 febbraio 2012

Running in circles_Stop

C'è un momento in cui vuoi stoppare tutto, cambiare tutto, rinnovare tutto.

La musica che ascolti -la conosci tutta, confondi le note, non distingui più una canzone dall'altra, suscitano tutte in te la stessa indistinta e indefinita sensazione di melanconia grigio-nera, scaturigine di un non so che di altrettanto indefinito e indefinibile, ma ugualmente non 'bello', non piacevole, non sapresti dire se poi davvero spiacevole, tuttavia non piacevole, forse neutro -

Le persone che vedi -ti sembrano così monotone, spente, quasi mute, o meglio rumorose ma in sordina, 'brusi-ose', se esistesse il termine, e anche un po' stupide, vuote, inutili direi, ma utile poi cos'è? utile per chi? per cosa? è davvero l'utilità un criterio di preferibilità? o non è forse preferibile ciò che non è utile? o non siamo forse tutti inutili, ma non per questo preferibili?-

I luoghi in cui vivi -li abbellisci per farli sembrare nuovi, li sostituisci per sfuggire dai vecchi, ma i 'nuovi' non diventano presto vecchi anch'essi? e torni nei vecchi, rinnegando i nuovi, ma il ristagno arriva rapido. Ne cerchi di ulteriormente nuovi, ma non ti stancherai, alla fine, anche di quelli? E viaggerai, viandante instancabile o forse stanco della fissità e quindi sempre in moto, mosso da un'impellente esigenza di non fermezza, da un marciume che cerchi all'esterno, ma che forse è interno. Ti logora, ti sfinisce, ti consuma, ti rende incapace di apprezzare, gioire, godere di qualsiasi cosa. Non sai più trarre il bello, il vero bello. Ti fermi al bello facile, al godimento facile, al piacere fugace, stordente, martellante e apparentemente saziante. Poi sei di nuovo lì, immobile, sfatto sul tuo divano, esanime, vuoto. Come prima. Esattamente come prima. Non è il divano, non è la tua casa, non è la persona al tuo fianco, non sono i tuoi amici che non ti capiscono, sei tu. Sei solo tu e il tuo marciume.
Il mio marciume. Il mio me stesso che non mi piace. Che non mi ama e che non amo. Che non ho mai amato e che ho visto crescere. Marcio. Sempre più marcio. Vuoto. Insensato. Ho cercato instancabilmente di pulirlo, di abbellirlo con musica, persone, amori, affetti, impegni, sfide, traguardi -tanti, soddisfacenti, allettanti, pieni di senso, gratificanti. Sei brava. Sono brava. Faccio tutto al meglio, sempre. Ne esco sempre a testa alta. Non devo nulla a nessuno. Non porto rancore per chi mi fa male, perdono sempre. Do amore, dedizione, devozione alla persona eletta, anche sbagliando ma non rinnegando. Posso guardare tutti solo dall'alto. Chiedo sempre scusa se sbaglio. Perdono anche se non ricevo scuse. Porgo l'altra guancia (stupido Vangelo che ci ha fatti deboli più delle larve, Nietzsche avevi pienamente ragione!). Faccio sempre il mio dovere, lavoro e studio, non chiedo nulla a nessuno, non ho il supporto della famiglia (spesso neanche morale). Aiuto il prossimo, per gli amici faccio tutto il possibile.
Amo l'arte, sono sensibile al bello, la musica classica mi eleva, la visione di un quadro mi estasia, la lettura mi rapisce.
Ho cercato di cacciar via il non-senso, di darmi senso, di dare senso alla mia vita (insensata, come tutte le vite umane e animali e vegetali e dell'universo stesso).
Ho cercato dei valori, li ho accettati, introiettati, seguiti, abbandonati, sostituiti.
Ho creato le mie gerarchie di affetti, priorità, esigenze, concezioni, idee, attività.
Ho inseguito la felicità, convincendomi di non dover essere triste, che non è la tristezza la realtà, ma la felicità il traguardo.

Ora?

Stop.
Stoppo tutto perché è tutta una farsa. Tutta una commedia, Calderon de la Barca ce lo insegna.
Siamo il sogno di una farfalla e ci crediamo grandi, ci crediamo déi, legislatori, burattinai, superuomini che prendiamo in pugno le vite nostre e spesso le altrui e le agiamo. Ma dove? come? cosa?
Siamo frutto del puro caso, tutto è stato casuale e continua ad esserlo perché non potrebbe non esserlo dato  l'incipit casuale.
Crediamo di agire, ma non è così e se agiamo e se agisco sbaglio e mi ingroviglio, ingarbuglio, intrappolo e incespico e mi rialzo e ricado.

E di nuovo altra musica, altre persone, altri luoghi, altri valori, altre gerarchie, altri traguardi, altri sensi, altra vita. Altra? Davvero? Mi sembra così uguale alla precedente, alle precedenti. E a te? Non ti sembra di star rifacendo tutto ciò che hai già fatto, di star ricadendo in tutto ciò in cui eri già caduto. O forse non te ne accorgi ora perché ci sei ancora dentro, ma dopo mi darai ragione, fidati. E' questione di tempo. Sono solo declinazioni e sfumature diverse, ma tutto è uguale nella sua trama essenziale. E tu sei solo più imbrutito, più marcio, più finto-pulito-in-realtà-più-sporco. Io sono solo più marcia.
Mi incenerisco e rinasco sempre. Araba Fenice.
E' una ciclicità sfibrante, stancante, impellente, pressante.
E poi per cosa? a cosa porta? cosa cambia?
Nulla.
Il tempo passa ma non cambia nulla.

E di nuovo non riconoscerò più le note, di nuovo le persone mi annoieranno, di nuovo i luoghi saranno cupi e ostili, di nuovo io sarò triste.
Di nuovo il nero mi mangerà l'anima -ammesso che qualcosa ne sia rimasto, ammesso che sia mai esistita-

domenica 19 febbraio 2012


Soleil couchant à Etretat - Claude Monet 1883


Hai scavato un solco dentro di me.


La sabbia vuole colmarlo
Il vento si ostina a svuotarlo.


Un passo avanti di giorno
Un passo indietro di notte
               pensiero razionale VS pensiero onirico


Sull'apparente tabula rasa spuntano furtivi
robusti germogli di ricordi
improvvisi
nutriti da
situazioni
suoni
volti
luoghi
discorsi
di un presente ormai lontano
Uno due tre quattro... ops ecco il quinto e poi il sesto
e perdo il conto.
Li guardo con tenerezza
mista a rabbia
non li odio -sono così teneri-
Rabbia per ciò che non è stato 
e forse mai sarà
e forse sarebbe potuto essere


ma forse è inutile pensarci ora.


Disintegrazione della persistenza della memoria - Salvador Dalì 1952

mercoledì 15 febbraio 2012

Un giorno surreale



Io vivo in contatto con esseri fantastici ma fedeli,
che assomigliano così poco a coloro che mi circondano.

(Giorgio De Chirico)

Surreale 
questa giornata insieme.
Il sole è caldo anche se l'Arno è ghiacciato e i gabbiani pattinano sulla sua superficie lucida.
Firenze è color oro.
Il suo cielo non è mai stato così celeste, limpido, sincero.
Santa Maria Novella, il Ponte Vecchio, Santa Maria del Fiore, gli Uffizi, De Chirico e Warhol.

- Il collezionista americano Carlo Bilotti, nel 1982, fece conoscere le opere di Giorgio De Chirico ad Andy Warhol e gli commissionò una serie di opere ispirate alla sua pittura. L'esito fu la mostra Warhol versus De Chirico, allestita a Roma nello stesso 1982 e ad Amburgo nel 1983.-

Il mio grande De Chirico riletto da Warhol!
Ami Warhol, ma ignori chi sia De Chirico?
Questo è De Chirico!
La torre rossa, Ettore e Andromaca, Gli Archeologi e poi le sculture...
Surrealismo & Metafisica.
Esseri umani de-umanizzati, immobili nella loro geometrica atemporalità.
Colori accesi, volti inespressivi, connubi e impressioni vive ma statiche.

D E C H I R I C O E L A S U A M E T A F I S I C A.
E W A R H O L E L A S U A P O P A R T.

L'America che lavora con l'Italia. Si nutre della sua arte, la mastica e la digerisce. E il prodotto non è poi tanto male. Tutt'altro.

Serenità surreale
la mia oggi con te.
Mai avrei immaginato un giorno così.
Arte e ancora arte e sole e ancora sole e un immenso cielo celeste.



      




















Ettore e Andromaca, Giorgio De Chirico, 1925                                              Hector and Andromache, Andy Warhol, 1971

lunedì 13 febbraio 2012

Due punti


Cercheremo un'armonia,
sorridenti tra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua.

(da  Nulla due volte accade, di Wislawa Szymborska)


Un ragazzo 
che non sa nulla di me se non il mio nome,
che non ha visto nulla di me se non i miei occhi,
mi porge un libriccino giallo
"Due punti" di Wislawa Szymborska.
Le sue labbra si schiudono
"Io ti posso dare tutt'altro che la tranquillità. La tranquillità è dei vecchi."
sfiorano le mie
si addormentano.

sabato 11 febbraio 2012

...e sono incredibili gli intrecci della vita.

Vorrei scrivere un post, una riflessione più articolata su e a partire da questa frase, da questa trascrizione di una di quelle frasi che lampeggiano nella mente, che vedi nella mente a caratteri chiari e non senti ma leggi, quasi fosse apparsa una di quelle scritte luminose lampeggianti di una vecchia insegna di un locale in una via buia e deserta.
Ma non lo scrivo.
Non ho voglia di formulare i pensieri, di cercare di spiegare a parole come si sia prodotto questo pensiero, di cosa sia esito. Perché è un magma di cose, di momenti, di non-so-nemmeno-come-definirli che ha lanciato questa scritta luminosa sul pannello buio della mia mente.
Quindi la lascio qui, blu su celeste. 
Incisa
Eterna
Pubblica

(perché ciò che metti in rete è pubblico e non si cancella mai, galleggia nel mare del web, reperibile anche quando avrai cambiato idea e non riconoscerai quasi più la tua frase come tua
Lei sarà sempre lì a ricordarti che l'hai pensata, partorita. Che pensavi così. Ieri.)