domenica 3 novembre 2013

Heimlich/Unheimlich


Mai nata.

La fiducia originaria, viscerale, primordiale, la certezza che la terra sia sempre sotto i miei piedi, che non si apra all'improvviso un burrone, di non cadere. Mai avuta.


Dicono che nasca nel rapporto con la madre. Forse lì non è nata. Forse qualcosa è andato storto, forse un anello nella mia catena madre-figlia è mancato o si è rotto, spezzato, aperto.


O forse no. Non lo so. Ciò che so è che non c'è. Manca quella certezza di poter camminare sulla terra, di poter mettere un passo dietro l'altro, sempre in avanti. Manca quella fiducia nell'altro. Nella sua presenza, costanza, perseveranza.


E poi, io lo so che manca. Così provo ad averla, a costruirla, a colmare la mancanza.


Ma...


L'altro all'improvviso viene meno, la certezza sparisce, la terra frana, il mio passo poggia sul vuoto, non trova la terra e il mio corpo vacilla, la mia mente si smarrisce.


E io penso "Meglio non averla, quella fiducia totale e incondizionata nelle persone e nelle cose, perché tanto all'improvviso viene meno e mi lascia cadere per terra, anzi sprofondare nel burrone, senza appigli".


E allora: sarà il mio destino non avere quella fiducia primordiale dell'uomo nella terra, nella vita, nella madre, nell'altro, in se stesso.


Sarà il mio destino non crederci-crederci-provarci-smarrirmi-cadere-rialzarmi-ricadere-disperarmi-ripartire-bruciarmi-ricostruirmi.


Essere un'Araba Fenice che muore e rinasce dalle sue ceneri.


Destino logorante, stancante, demotivante, defatigante.



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