giovedì 21 giugno 2012

Oggi Calvino mi ha dato qualcosa. Ha cambiato il mio modo di vedere i classici ma non solo.


  1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…».
 Leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello di averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come ad ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più. Possiamo tentare allora quest’altra formula di definizione:
2.    Si dicono classici quei libri che costiuiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
 Infatti le letture di gioventù possono essere poco proficue per impazienza, distrazione, inesperienza delle istruzioni per l’uso, inesperienza della vita. […] Rileggendo il libro in età matura, accade di ritrovare queste costanti che ormai fanno parte dei nostri meccanismi interiori e di cui avevamo dimenticato l’origine. C’è una particolare forza dell’opera che riesce a farsi dimenticare in quanto tale, ma che lascia il suo seme. La definizione che possiamo darne allora sarà:
 3.    I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando si impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
 Dunque, che si usi il verbo «leggere» o il verbo «rileggere» non ha molta importanza. Potremmo infatti dire:
 4.    D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
5.     D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
6.    Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
7.     I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume)
La lettura d’un classico deve darci qualche sorpresa in rapporto all’immagine che ne avevamo. Per questo non si raccomanderà mai abbastanza la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni. La scuola e l’università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario. C’è un capovolgimento di valori molto diffuso per cui l’introduzione, l’apparato critico, la bibliografia vengono usati come una cortina fumogena per nascondere quel che il testo ha da dire e che può dire solo se lo si lascia parlare senza intermediari che pretendano di saperne di più di lui.
 8.    Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
 Non necessariamente il classico ci insegna qualcosa che non sapevamo; alle volte vi scopriamo qualcosa che avevamo sempre saputo.
 9.    I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
 […] La scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero di classici tra i quali tu potrai riconoscere in seguito i “tuoi” classici. La scuola è tenuta a darti degli strumenti per esercitare una scelta; ma le scelte che contano sono quelle che avvengono fuori e dopo ogni scuola.
 10.                       Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
11.  Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
12.Un classico è un libro che viene prima degli altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
 L’attualità può essere banale o mortificante, ma è pur sempre un punto in cui situarci per guardare in avanti o indietro. Per poter leggere i classici si deve pur stabilire «da dove» li stai leggendo, altrimenti sia il libro che il lettore si perdono in una nuvola senza tempo. Ecco dunque che il massimo rendimento della lettura dei classici si ha da parte di chi ad essa sa alternare con sapiente dosaggio la lettura d’attualità.
 13.È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
14.È classico ciò che periste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona.
 […] Poi dovrei riscriverlo ancora una volta perché non si creda che i classici vanno letti perché «servono» a qualcosa. La sola ragione che si può addurre è che leggere i classici è meglio che non leggere i classici. E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran: «Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. “A cosa ti servirà?” gli fu chiesto. “A sapere quest’aria prima di morire”».
Italo Calvino, “Perché leggere i classici”, Mondadori, 1981.

martedì 19 giugno 2012

Può mancarmi qualcosa che non è mai esistito (davvero)?
Può mancarmi qualcuno che non c'è mai stato (davvero)?


La ragione mi e si fa tanti discorsi
ma quando abbassa la guardia 
ecco che l'emo-zione/-tività si sguinzaglia presto
e cesso di pensare,
sento.


E sento una grande tristezza
un'immensa amarezza.


domenica 17 giugno 2012


insoliti pensieri


inattesi_

giovedì 14 giugno 2012

Quando qualcuno/qualcosa scompare
sono triste
ma sono anche felice.


La fine è triste e tragica 
in quanto fine
ma è anche in qualche modo serena
in quanto nuovo inizio.

domenica 10 giugno 2012

By train _ always


In treno 
Pisa Firenze Napoli
il paesaggio corre al di là del vetro
del finestrino o dei miei occhi
vitrei sì anch'essi
inchiodati a quel verd-azzurro lì fuori.

Sfiorano le immaigini
non le assorbono.
Passano 
non restano.

Un po' come tutto
passa e non resta
accade e fugge
il presente passa
e resta lì
come passato
non più presente
ma pur sempre esistente come passato
quasi sospeso.

Strani questi pensieri mentre mi preparo psicologicamente all'idea del mio primo convegno.
'Prepararsi psicologicamente' che stupida espressione.
Cosa significa preparare la psiche? 
Quando mai, poi, si può dire che sia davvero 'pronta'? 
E cosa si intende per 'pronta'? 
A cosa?
Mah... frasi fatte e confezionate per le circostanze nelle quali non si sa che dire e si dicono solo banalità.
Banalità... parola che mi indurrebbe a pensare a lungo. 
Quanto può essere banale la vita.
Quante vite banali conosco.
Ma torniamo al convegno. 
Sono come sempre sola, sul treno, col mio pc, il mio power point e tutta la mia ignoranza. 
Quanto sono ignorante. 
Quante cose so di non sapere -Socrate gioirebbe nel sentirmelo dire- e quante altre ne vorrei sapere.
Non ce la faremo mai, direbbe il caro Francesco al quale devo molto della me di ora e soprattutto della mia capacità di buttarmi in mille cose, impegni, scadenze e di non sapere poi più come dividermi. 
Ma va bene così. 
E' un modo per sentirmi viva e utile, a me stessa almeno.

Si può sentirsi morti dentro?
Si può non avere più stimoli e cercarli negli altri, nelle cose più disparate, anche le più lontane da noi stessi, nella spersonalizzazione più totale di sé?

Ecco che i pensieri tornano a sfuggire e ad andare altrove. 
allitterazione di A!

Il treno intanto va.
Il fiume va, sa dove andare, guardo più in là, in cerca d'amore. Un'automobile corre.... cantava Battisti. 
E' morto anche lui.
Moriremo tutti, direbbe sempre Francesco, ma forse anche mia madre e lo dico sempre anch'io. 

Ma questo ora che c 'entra?
La mia mente corre davvero.
Come corre, mamma mia!



giovedì 7 giugno 2012

GiRa



Tu
come stai
quale mondo vuoi
io voglio un posto migliore


Tu
come stai
non ti chiedi mai
se c'è un posto migliore


Gira la   terra 
gira
gira tutto
gira
eppure il vento soffia ancora

Gira la vita
gira
gira l'amore 
gira 
eppure il vento soffia ancora  _

lunedì 4 giugno 2012




The dreams in which I'm Dying
are the best I've ever had.


I find it hard to tell you
I find it hard to take.

When people run in circles
it's a very very
MaD wOrLd_


domenica 3 giugno 2012

Un castello di carte





Power of Books

 Quint Buchholz (1957- )





http://www.quintbuchholz.de/


Costantemente alla ricerca della stabilità
e contemporaneamente in fuga da essa.


Cosa voglio?
O meglio
di cosa realmente ho bisogno?