Diventa il mio rifugio e la mia ragione di vita, proprio come lo era un tempo, agli inizi del mio ormai ventennale iter studiorum.
Perché in fondo studiare mi piace. Mi dà la sensazione -difficilmente raggiungibile, per me, insoddisfatta cronica di tutto, di tutti, ma soprattutto di me stessa- di fare davvero qualcosa, di raggiungere un traguardo, di non essere una cosa gettata nel mondo e inutile a sé e agli altri.
Così macino pagine, ne riempio altre di segni blu e colorati, acquisisco nozioni -che forse perderò domani, ma che per oggi sono incamerate-, eseguo compiti, non penso ad altro.
Ecco il vero obiettivo di queste fasi: non pensare ad altro.
Lo studio come distrazione dalla vita.
Lo studio come rifugio in me stessa.
Lo studio come evasione realizzante.
Vado a studiare!
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