venerdì 7 febbraio 2014

In cerca di cosa?


Succede sempre.
Nella mia vita succede sempre che tutto all'improvviso cambi.
Le cose davanti ai  miei occhi cambiano. 
Meglio, i miei occhi cambiano il modo di vedere le stesse cose.
Il risultato è che io cambio.
O forse io cambio e il risultato è che cambia il mio modo di vedere le cose?
Non lo so.
So solo che mi sveglio e A non è più A, diviene B.
E io, le mie azioni, il mio sentire diventano B.

'Accade che la scena si sfasci' le parole di Camus risuonano ora nella mia mente. Il senso è diverso, ma le parole sono calzanti.
Quella che prima mi appariva la normalità -esiste, poi, una normalità?- cessa di esserlo.
Tutto mi sembra diverso. Il familiare estraneo, l'estraneo familiare, guardo le mie mani e mi sembrano altre, i miei occhi mi sembrano diversi, la mia bocca ha una forma, un'espressione diversa. 

Questi cambiamenti sono irreversibili. 
E' impossibile tornare a guardare le cose come le vedevo prima. 
E' impossibile ripristinare l'ordine delle cose precedente alla metamorfosi.
E' impossibile tornare ad essere la Claudia di prima.
Claudia si sfaccetta, frammenta, scompone e ricompone con un ordine diverso dei suoi pezzi.

Ma permane sempre quella dialettica tra la stasi e il moto, tra la normalità e l'anormalità, tra il solito e il nuovo, la nostalgia e la curiosità, la razionalità e l'istinto.

Perché io sono così, dilaniata tra due opposte tendenze a conservare e innovare, a essere nella norma e a trasgredire. 
Cerco l'equilibrio ma lo fuggo. 
Cerco punti fermi ma li aborro.
Cerco sicurezza ma mi affatica.
Mi voglio legare ma scalpito.

E arrivo al punto critico.
Leggevo prima su un blog appena scoperto dei momenti critici, quelli di svolta, difficoltà, cambiamento. 
Bene: la mia vita è costellata da questi momenti critici, nei quali io devo, non posso non distruggere tutte le certezze fino a quel momento inseguite, costruite, rincorse.
Sicurezza-Novità.

Sempre così.
Sempre instabile.
Sempre consapevolmente incostante.

Inquieta.

Alla ricerca di me stessa.

Ma, il Sé, poi, esiste?

sabato 30 novembre 2013

Io piango

Non devi piangere!
Piangere è dei deboli!
Vedi me, non piango mai!

mi diceva sempre Edo

e forse non aveva poi tutti i torti.

A cosa serve piangere?

Farai meno pipì, diceva mia nonna! :D e mi asciugava i lacrimoni.

A cosa serve piangere?

Mi raggomitolo su me stessa e piango.
E i singhiozzi si susseguono
ritmici costanti inarrestabili

Perché piango?

Perché non posso fare nient'altro.

Il pianto esprime la mia impotenza, incapacità a cambiare le cose.
Forse la mia inettitudine?

Forse sono io che non riesco a cambiare cose che di per sé sarebbero cambiabili?
Alla fine la causa di tutto ciò che riguarda me sono io stessa.
Se mi confronto con cose che non riesco a cambiare, sono io a non riuscire a farlo.
Se mi confronto con cose che non si possono cambiare, sono pur sempre io che continuo a confrontarmici.
L'azione e decisione ultima è sempre e soltanto mia.

E quindi perché piango?

Forse perché voglio piangere!

E forse, caro vecchio Edo, sono una debole
Non un guerriero come tu mi dicevi di essere.



Ma poi, i guerrieri non piangono mai?










mercoledì 20 novembre 2013

Scissione


A volte mi sveglio
certa di trovarti accanto

poco prima eri accanto a me
e ora non ci sei

dove sei?

ah, no! 
prima dormivo, è vero!
ora sono sveglia

e dormendo sognavo 
di dormire a fianco a te, 
nel tuo letto

sognavo che la mia casa
era la tua casa

sognavo unità

ma ora sono sveglia
la mia casa non è la tua

la mia vita
è doppia

con te e senza di te

lunedì 18 novembre 2013

Cambiamenti


Tenuta a distanza


dopo essere stata a lungo avvolta

coccolata

talvolta un po' stretta

ma mai 

allontanata.



sabato 9 novembre 2013

Estremi - tà



L'ago della mia bilancia
al centro 
non vuole proprio stare.

Destra
o
Sinistra

Estremità
inavvicinabili
in un equilibrio 
increato
increabile
instabile

sempre 

comunque
al di là
di ogni
pensiero
volontà
proposito
fedeltà

un'idea

un ideale

un valore

ma cos'è poi un valore?

e che valore ha poi un'idea?
e un ideale?

Istinto
e
Ragione
lottano 
in eterno

Titani
invincibili
e inarrestabili
sul terreno
del mio 
Io.


martedì 5 novembre 2013

Scrivendo Immagini


Inaspettato
neanche poi così tanto

due parole

un pensiero

uno squarcio

nel silenzio

bianconero

il mio pensiero

chiaroscuro

il tuo discorso

ParolePensieriImmaginiSuoni


nella tua
Scrittura Muta 
nelle mie
Foto Incolori


domenica 3 novembre 2013

Heimlich/Unheimlich


Mai nata.

La fiducia originaria, viscerale, primordiale, la certezza che la terra sia sempre sotto i miei piedi, che non si apra all'improvviso un burrone, di non cadere. Mai avuta.


Dicono che nasca nel rapporto con la madre. Forse lì non è nata. Forse qualcosa è andato storto, forse un anello nella mia catena madre-figlia è mancato o si è rotto, spezzato, aperto.


O forse no. Non lo so. Ciò che so è che non c'è. Manca quella certezza di poter camminare sulla terra, di poter mettere un passo dietro l'altro, sempre in avanti. Manca quella fiducia nell'altro. Nella sua presenza, costanza, perseveranza.


E poi, io lo so che manca. Così provo ad averla, a costruirla, a colmare la mancanza.


Ma...


L'altro all'improvviso viene meno, la certezza sparisce, la terra frana, il mio passo poggia sul vuoto, non trova la terra e il mio corpo vacilla, la mia mente si smarrisce.


E io penso "Meglio non averla, quella fiducia totale e incondizionata nelle persone e nelle cose, perché tanto all'improvviso viene meno e mi lascia cadere per terra, anzi sprofondare nel burrone, senza appigli".


E allora: sarà il mio destino non avere quella fiducia primordiale dell'uomo nella terra, nella vita, nella madre, nell'altro, in se stesso.


Sarà il mio destino non crederci-crederci-provarci-smarrirmi-cadere-rialzarmi-ricadere-disperarmi-ripartire-bruciarmi-ricostruirmi.


Essere un'Araba Fenice che muore e rinasce dalle sue ceneri.


Destino logorante, stancante, demotivante, defatigante.