mercoledì 21 marzo 2012

Le stagioni della vita

Anche quella sera, come tutte le sere, parcheggiò anima e corpo nel solito bar, con il solito barista e bevve il suo solito campari-ghiccio-e-arancia.
I suoni delle slot machines, una grappa a sinistra, un amaro a destra, giovanissimi pseudofumatori, padri di famiglia ubriachi... il solito.
Una canzone nuova suonava al vecchio stereo, un ritmo vivo, ravvivante, coinvolgente.
Un sorriso in quegl'occhi spesso spenti.
Decise di andare da quel suo amico pittore; non lo vedeva da tempo; erano sempre così impegnati tutti e due. A dir il vero, assorti, calati nei loro mondi liquidi, magmatici, amniotici.
Non erano mai stati tanto intimi, chiacchierate confidenziali rare e recenti. Eppure qualcosa la induceva a parlarci, ad ascoltarlo, ad annusare l'odore della sua pittura misto a quello del thè verde onnipresente sul suo tavolaccio da lavoro.
Con la tazza in mano iniziò a raccontarsi, incalzata dalle domande precise, decise e morbide come le pennellate sulla tela rossa.
Le parole fluivano dagli occhi sinceri mentre Vivaldi suonava le sue stagioni, squillanti e ordinate nel loro susseguirsi cicliche.
Manca il velo della sposa e quel drappo rosso va tolto. E poi il quadro è pronto.
E tu, vivi la tua vita e non dare peso alla gente, che è di passaggio, tutta. Entra, la attraversa e inevitabilmente se ne diparte. Va così, mia cara. Non puoi e non devi cercare di trattenerla e di trattenere chi la accompagna a braccetto per piccoli tratti. Sei sola. Gli altri sono un accessorio. Un bellissimo e indispensabile accessorio. Tuttavia momentaneo.
Poniti un obiettivo e inseguilo. Non perdere e non disperdere il tuo potenziale. C'è chi lo fa. Peccato. Ne ha tanto ma non lo usa per inseguire e materializzare i suoi sogni. Tu?



Organizzami una mostra a Pisa. La mia sposa senza velo deve vedere la torre pendente. 
Io devo rivedere i tuoi occhi, sorridenti._

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