domenica 29 gennaio 2012

"Non dimenticare che la causa del tuo presente è il tuo passato
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente"
(Pablo Neruda, 1904-'73)


Agiamo, dunque, per costruire il nostro presente
e gettare le fondamenta per il nostro futuro.


Almeno proviamoci.

sabato 28 gennaio 2012

Machines have less problems.
I'd like to be a Machine,
wouldn't you?

Andy  Warhol



Illuminazione serale

Ieri sera ho avuto un'illuminazione: me stessa.
No no, non sto dicendo che io sono la luce, anzi! Sono sempre stata e sono anche ora le tenebre più totali!
Ma ho avuto un'illuminazione mentre ero seduta al tavolo con i miei amici. Parlavano ma a un tratto non li ho più sentiti. Sentivo me. Ho rivisto me. La me di un tempo che nell'ultimo periodo -che non sono in grado di definire precisamente- non vedevo più, era sparita, mutata, sepolta sotto strati e strati di me nuova e forse peggiore-ma-comunque-diversa.
Ho rivisto la me di un tempo e mi è piaciuta molto di più della me di oggi. 
Illuminazione. 
Non sono ciò che sono diventata, ma ciò che ero.
E posso tornare a essere ciò che ero proprio attraverso ciò che sono diventata, con più consapevolezza di prima.

Una vera illuminazione serale.


The Pleasure Principe, Portrait of Edward James, 1937

giovedì 26 gennaio 2012

Considerazioni su un dramma a tanti atti

Una serie di "successi" accademici può compensare un unico grandissimo insuccesso: la vita?

Mi sento così: come una successione senza soluzione di continuità di successi accademici, scolastici, quasi rituali dovuti nella vita di una giovane studentessa. E basta. Non sono altro. O meglio sono tanto altro. Una serie altrettanto lunga di insuccessi. O meglio un unico grandissimo insuccesso: tutta la mia vita. Tutto il resto della mia vita. Ossia quasi tutto. Amicizia, Famiglia, Amore, Equilibrio...
E quando ti rendi conto di una cosa del genere cosa fai? Cosa puoi fare?
La risposta immediata e più "facile" sarebbe: "Ammazzati, no?!"
Ma anche qui ho riportato un insuccesso, anzi almeno due insuccessi. L'ultimo dei quali era un quasi successo.
Claudia sei matta. Tutta matta stamattina. O meglio depressa. Ecco l'aggettivo più attuale del momento: DEPRESSO. Troppo stress, la vita d'oggi è frenetica, stressante, non lascia spazio al pensiero. E meno male! Se no figurati quanto altro avrei modo di pensare!
Ad ogni modo, no, non sono depressa, ma sufficientemente realistica, considerando il mio presente.

Tempo fa postai qui un intervento molto descrittivo di me stessa, della me che ho avuto modo di osservare in questi ultimi anni: sono un ciclone distruttore. Di tutte le cose che incontro durante la mia vita. Di tutte le cose belle, però, perché quelle brutte le cerco e le desidero con tutta me stessa. Una sorta di tendenza autodistruttiva, decisamente opposta al comune conatus sese serbandi tipico e connaturato al genere umano. Perché? Forse perché in fondo non mi voglio bene. Non voglio bene a me stessa? Può essere. E così, anche se inconsciamente mi faccio male. E le cose facili mai. Le respingo come l'acqua l'olio. E le cose difficili sempre. Le attiro come calamita il ferro. -e uso il termine genericissimo e indefinito "cose" per designare qualsiasi tipo di cosa, vivente e non, circostanza od oggetto, sentimento o stato emotivo-
E quindi? L'atto estremo del non volersi bene sarebbe -e ci arriviamo di nuovo- la morte. Ma non è neanche così, perché la morte in un certo senso sarebbe una grazia per me da me stessa. Un graziarmi da me stessa. Una liberazione. E no. Il mio masochismo naturale e istintivo non mi permette neanche questo!
Quindi? Torno a dire: E QUINDI? Continuerò per tutta la vita così? A costruire costruzioni di carta o sabbia o materiale appena appena più resistente per poi buttarle giù con un sol soffio e una rapidità comune a pochissimi?
Sarà mai una vita questa? O piuttosto un dramma a tanti atti?

Le bacchette percuotono
i tamburi 
la mia mente

domenica 22 gennaio 2012

Il passato presente

La camera di Van Gogh ad Arles


E come la madeleine
una sola parola
nero su bianco
sa evocare
odori
suoni 
sensazioni epidermiche
ormai sopite.

Il passato non passa
pur passato, resta
come passato, fermo
passato rispetto al presente
nel presente, passato.

mercoledì 18 gennaio 2012

Me sbagliata



Ritratto di Dora Maar - Pablo Picasso

Ho capito una cosa di me:
sono ingenua,
sono buona,
troppo buona

direi anche a tratti stupida.


lunedì 16 gennaio 2012

"Narciso e Boccadoro" - Hermann Hesse

Boccadoro : "Sei un sofista, Narciso! Per questa via non ci avviciniamo."
Narciso : "Per nessuna via ci avviciniamo."
Boccadoro : "Non dir così!"
Narciso : "Parlo sul serio. Non è il nostro compito quello d'avvicinarci,così come non s'avvicinano fra loro il sole e la luna,o il mare e la terra. Noi due,caro amico,siamo il sole e la luna,siamo il mare e la terra. La nostra mèta non è di trasformarci l'uno nell'altro,ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento."
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domenica 15 gennaio 2012

Notturno



I notturni sono tristi
ma sublimi

Grandiosi


Domenicando in libertango


Le note di una nuova vita


venerdì 13 gennaio 2012

Alfa & Omega

La prima immagine che ho visto stamattina, appena uscita da casa, è stata una morte.
Due tre uomini -non li ho contati, il mio sguardo li ha sfiorati per pochi secondi- hanno tagliato un albero alto, dai tanti rami che svettavano ritti nel cielo.
Ha descritto un quarto di circonferenza. I miei occhi hanno seguito quella curva e lo hanno accompagnato fino al suolo. Lì giaceva inerte, muto, grigio.
"Una morte. La mia giornata è iniziata con una morte" ho pensato.
Con la fine di un'esistenza, sotto un cielo plumbeo, sotto i miei occhi attenti e stanchi.
L'inizio e la fine. L'alfa e l'omega.

Vivaldi, Four Seasons, Winter


giovedì 12 gennaio 2012

Inaspettata presenza

Strana la vita.
A volte una parola, a distanza, da una persona che non avresti mai pensato di chiamare prima, può risollevare il tuo umore. Può cullarti, abbracciarti con la sua sola presenza.
Non lo credevi possibile, è vero.
Quante cose non crediamo possibili prima che accadano, eppure accadono e dopo sono fatti reali.
Ebbene anche le cose belle -alle quali spesso non siamo più abituati, tanto che ci sembrano strane, ne diffidiamo come di un estraneo dall'aspetto sospettoso- accadono. Inaspettate.
Lontana da quel volto, la sua voce è vicina.
E il suo potere coccolante e avvolgente anche.

Grazie.
Un sincero grazie a una presenza inaspettata, ma bella.

mercoledì 11 gennaio 2012

Ci sono sentimenti ed emozioni che non hanno nome.
Ci sono e basta.

lunedì 9 gennaio 2012

Incompiutezza


Gli amanti - Marc Chagall


Perché anelare il tormento
e
non godere del sereno?

L'uomo tende all'impossibile
e rifugge il possibile
brama l'assoluto
e disprezza il contingente
insegue il miraggio
e non vede il reale.

Strano davvero l'uomo.
Strani davvero noi.

sabato 7 gennaio 2012

Vivere mimando




Lasciare tutto e partire
solo uno zaino sulle mie spalle
Parigi
fare il mimo per le strade di Parigi
e ascoltare la Senna
respirare la storia l'arte la letteratura

Vivere

venerdì 6 gennaio 2012

Azioni e Reazioni

"Si può accettare tutte le volte di 'morire' alla propria vita precedente e rimanere lieti?"
Questo si e mi chiedeva anni fa un mio caro amico, docente, modello.
E rifletteva sulle nostre "storie" (nel senso più lato del termine, da riferirsi a tutti i tipi di rapporti umani, anche quello con se stessi), che non terminano mai, ma si inceppano, non concludono davvero, perché non sappiamo mai come avrebbero potuto concludersi.
Le viviamo e viviamo, ci viviamo così, come viene e spesso ci chiediamo "e se...", ma non possiamo mai risponderci.
Talvolta lasciamo agire le cose. A un osservatore esterno sembriamo rotelle di un ingranaggio più grande, che, azionato da una mano esterna, va. Fluido, naturale incontro allo sfacelo più totale o al successo più grande.
Talvolta, invece, agiamo quasi contro corrente. Sembriamo opporci al meccanismo, resistergli, non voler assecondare la piega degli eventi.
Agire o essere agiti. E in che misura l'uno e l'altro.
Le nostre azioni sono sempre indotte da qualcosa, sono sempre in un certo senso re-azioni ad altro, ad azioni altrui, a eventi, a circostanze. Ma in che misura agiamo re-agendo e in che misura agiamo per primi? O in altri termini: quanto dovremmo agire per re-azione ad altro/altri/altre azioni e quanto, invece, dovremmo agire per volontà/intenzione/idea, sentimento, principio personale?

Jardin du Luxembourg, Paris


giovedì 5 gennaio 2012

Nudità


Nudità
del corpo
e
dell'anima


Buoni e Cattivi


"Dunque, che ne pensate?
Chi era il cattivo di questa storia? Chi il peggiore di tutti? C'è stato qualcuno che potesse definirsi buono? [...]
Questi tre esseri umani possono quindi essere definiti dei buoni?
Be', penso che abbiate ragione. In realtà questa è una storia di cattivi.

Come dite? Avevano le loro ragioni?
Ma tutti hanno le loro ragioni.
Tutti hanno buone ragioni per fare qualsiasi cosa."


Da Gli incubi di Hazel, di Leander Deeny


mercoledì 4 gennaio 2012

Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere





Venditore – Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere – Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore – Sì signore...
Passeggere – Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore – Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere – Come quest'anno passato?
Venditore – Più più assai.
Passeggere – Come quello di là?
Venditore – Più più, illustrissimo.
Passeggere – Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore – Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere – Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore – Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere – A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore– Io? non saprei.
Passeggere – Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore – No in verità, illustrissimo.
Passeggere – E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore – Cotesto si sa.
Passeggere – Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore – Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere – Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore – Cotesto non vorrei.
Passeggere – Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore – Lo credo cotesto.
Passeggere – Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore – Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere – Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore – Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere – Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore – Appunto.
Passeggere – Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore – Speriamo.
Passeggere – Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore – Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere – Ecco trenta soldi.
Venditore – Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.


Giacomo Leopardi, Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere

martedì 3 gennaio 2012

Il rito del taglio

Dicono che tagliarsi i capelli sia segno di rinnovamento.

La lunghezza dei capelli che giacciono per terra dopo l'azione delle forbici quantifica l'entità del cambiamento?
Oppure il cambiamento è nell'atto stesso del taglio e non lo si può/deve quantificare, ma lo si deve solo stimare come tale, in quanto già "cambiamento", appunto, rispetto al "solito"?

lunedì 2 gennaio 2012