domenica 29 gennaio 2012
sabato 28 gennaio 2012
Illuminazione serale
No no, non sto dicendo che io sono la luce, anzi! Sono sempre stata e sono anche ora le tenebre più totali!
Ma ho avuto un'illuminazione mentre ero seduta al tavolo con i miei amici. Parlavano ma a un tratto non li ho più sentiti. Sentivo me. Ho rivisto me. La me di un tempo che nell'ultimo periodo -che non sono in grado di definire precisamente- non vedevo più, era sparita, mutata, sepolta sotto strati e strati di me nuova e forse peggiore-ma-comunque-diversa.
Ho rivisto la me di un tempo e mi è piaciuta molto di più della me di oggi.
Illuminazione.
Non sono ciò che sono diventata, ma ciò che ero.
E posso tornare a essere ciò che ero proprio attraverso ciò che sono diventata, con più consapevolezza di prima.
Una vera illuminazione serale.
giovedì 26 gennaio 2012
Considerazioni su un dramma a tanti atti
Mi sento così: come una successione senza soluzione di continuità di successi accademici, scolastici, quasi rituali dovuti nella vita di una giovane studentessa. E basta. Non sono altro. O meglio sono tanto altro. Una serie altrettanto lunga di insuccessi. O meglio un unico grandissimo insuccesso: tutta la mia vita. Tutto il resto della mia vita. Ossia quasi tutto. Amicizia, Famiglia, Amore, Equilibrio...
E quando ti rendi conto di una cosa del genere cosa fai? Cosa puoi fare?
La risposta immediata e più "facile" sarebbe: "Ammazzati, no?!"
Ma anche qui ho riportato un insuccesso, anzi almeno due insuccessi. L'ultimo dei quali era un quasi successo.
Claudia sei matta. Tutta matta stamattina. O meglio depressa. Ecco l'aggettivo più attuale del momento: DEPRESSO. Troppo stress, la vita d'oggi è frenetica, stressante, non lascia spazio al pensiero. E meno male! Se no figurati quanto altro avrei modo di pensare!
Ad ogni modo, no, non sono depressa, ma sufficientemente realistica, considerando il mio presente.
Tempo fa postai qui un intervento molto descrittivo di me stessa, della me che ho avuto modo di osservare in questi ultimi anni: sono un ciclone distruttore. Di tutte le cose che incontro durante la mia vita. Di tutte le cose belle, però, perché quelle brutte le cerco e le desidero con tutta me stessa. Una sorta di tendenza autodistruttiva, decisamente opposta al comune conatus sese serbandi tipico e connaturato al genere umano. Perché? Forse perché in fondo non mi voglio bene. Non voglio bene a me stessa? Può essere. E così, anche se inconsciamente mi faccio male. E le cose facili mai. Le respingo come l'acqua l'olio. E le cose difficili sempre. Le attiro come calamita il ferro. -e uso il termine genericissimo e indefinito "cose" per designare qualsiasi tipo di cosa, vivente e non, circostanza od oggetto, sentimento o stato emotivo-
E quindi? L'atto estremo del non volersi bene sarebbe -e ci arriviamo di nuovo- la morte. Ma non è neanche così, perché la morte in un certo senso sarebbe una grazia per me da me stessa. Un graziarmi da me stessa. Una liberazione. E no. Il mio masochismo naturale e istintivo non mi permette neanche questo!
Quindi? Torno a dire: E QUINDI? Continuerò per tutta la vita così? A costruire costruzioni di carta o sabbia o materiale appena appena più resistente per poi buttarle giù con un sol soffio e una rapidità comune a pochissimi?
Sarà mai una vita questa? O piuttosto un dramma a tanti atti?
domenica 22 gennaio 2012
Il passato presente
mercoledì 18 gennaio 2012
Me sbagliata
lunedì 16 gennaio 2012
"Narciso e Boccadoro" - Hermann Hesse
Narciso : "Per nessuna via ci avviciniamo."
Boccadoro : "Non dir così!"
Narciso : "Parlo sul serio. Non è il nostro compito quello d'avvicinarci,così come non s'avvicinano fra loro il sole e la luna,o il mare e la terra. Noi due,caro amico,siamo il sole e la luna,siamo il mare e la terra. La nostra mèta non è di trasformarci l'uno nell'altro,ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento."
domenica 15 gennaio 2012
venerdì 13 gennaio 2012
Alfa & Omega
Due tre uomini -non li ho contati, il mio sguardo li ha sfiorati per pochi secondi- hanno tagliato un albero alto, dai tanti rami che svettavano ritti nel cielo.
Ha descritto un quarto di circonferenza. I miei occhi hanno seguito quella curva e lo hanno accompagnato fino al suolo. Lì giaceva inerte, muto, grigio.
"Una morte. La mia giornata è iniziata con una morte" ho pensato.
Con la fine di un'esistenza, sotto un cielo plumbeo, sotto i miei occhi attenti e stanchi.
L'inizio e la fine. L'alfa e l'omega.
giovedì 12 gennaio 2012
Inaspettata presenza
A volte una parola, a distanza, da una persona che non avresti mai pensato di chiamare prima, può risollevare il tuo umore. Può cullarti, abbracciarti con la sua sola presenza.
Non lo credevi possibile, è vero.
Quante cose non crediamo possibili prima che accadano, eppure accadono e dopo sono fatti reali.
Ebbene anche le cose belle -alle quali spesso non siamo più abituati, tanto che ci sembrano strane, ne diffidiamo come di un estraneo dall'aspetto sospettoso- accadono. Inaspettate.
Lontana da quel volto, la sua voce è vicina.
E il suo potere coccolante e avvolgente anche.
Grazie.
Un sincero grazie a una presenza inaspettata, ma bella.
lunedì 9 gennaio 2012
Incompiutezza
sabato 7 gennaio 2012
Vivere mimando
venerdì 6 gennaio 2012
Azioni e Reazioni
giovedì 5 gennaio 2012
Buoni e Cattivi
mercoledì 4 gennaio 2012
Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere
Venditore – Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere – Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore – Sì signore...
Passeggere – Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore – Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere – Come quest'anno passato?
Venditore – Più più assai.
Passeggere – Come quello di là?
Venditore – Più più, illustrissimo.
Passeggere – Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore – Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere – Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore – Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere – A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore– Io? non saprei.
Passeggere – Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore – No in verità, illustrissimo.
Passeggere – E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore – Cotesto si sa.
Passeggere – Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore – Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere – Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore – Cotesto non vorrei.
Passeggere – Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore – Lo credo cotesto.
Passeggere – Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore – Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere – Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore – Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere – Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore – Appunto.
Passeggere – Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore – Speriamo.
Passeggere – Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore – Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere – Ecco trenta soldi.
Venditore – Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
Giacomo Leopardi, Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere