giovedì 2 febbraio 2012

Casualità?

E a volte vorresti trovare un senso. Ti ci impegni con tutte le tue forze: non è casuale. Cosa significa poi C-A-S-U-A-L-E ? Che cos'è poi il caso?
Un qualcosa accade perché prima è accaduto un qualcos'altro e prima ancora un altro qualcos'altro e così via, a ritroso all'infinito. 
E' tutta una concatenazione insensata di eventi. Tasselli che formano, alla fine, un mosaico imprevisto, non immaginato prima, non progettato. Ogni tassello è spinto, condotto lì e più o meno gentilmente, vi si adagia, occupa quel posto lasciatogli dagli altri, a loro volta condotti lì.
Il disegno nasce disegnandosi. 
Nessun artista lo tratteggia.
E così per la mia vita, per la nostra vita.
Si delinea, si auto-delinea man mano che gli eventi accadono, provocandosi a vicenda. 
E noi?
Cosa facciamo noi?
Siamo cause degli eventi? Direi di no.
Subiamo gli eventi? Non del tutto.
Partecipiamo più o meno inconsapevolmente a crearli.
La nostra volontà non determina, tuttavia spesso dirime. Non crea, ma spesso contribuisce a creare.
Dinanzi a un accadimento, agisce in un determinato modo, in parte spontaneo e derivante dalla persona  -storia personale/esperienze/vissuti, stato mentale/emotivo/fisico/sentimentale del momento- in parte indotto dallo stesso accadimento o anche da fattori/presenze esterne.
Dunque agiamo volontariamente, sì, ma con una volontà che è anche frutto del momento e dell'evento. 
Non si tratta affatto di una velata forma di fatalismo o lassismo o nichilismo o più semplicemente di spudorata irresponsabilità (così diffusa oggi), ma di realistica consapevolezza delle potenzialità e dei limiti della volontà e dell'agire volontario dell'essere umano. 
L'uomo è condannato alla libertà -diceva Sartre-
Verissimo.
Nasciamo. Non possiamo opporci a ciò.
Siamo nel mondo e non possiamo non esserci.
Dobbiamo agire "liberamente" ossia responsabilmente e consapevolmente del fatto che il nostro agire sia de-finalizzato e de-sensato (o meglio in-sensato).
La mia riflessione su questo caposaldo dell'esistenzialismo sartriano mi ha condotta alla mia peculiare concezione della vita e dell'agire umano (su esposta), che da anni ormai si riverbera nella mia esistenza in-sensata, ma consapevole.
E così agisco agita. 
E reagisco ad azioni e reazioni.
E le mie (re)azioni sono tuttavia dettate dal momento esterno (circostanze/agenti/situazioni) e dal momento interno (miei stati/emozioni/umori/sentimenti).
E quanto più l'accadimento è inatteso tanto più la mia capacità reattiva è messa alla prova.
L'imprevisto spiazza e pone l'io davanti a una circostanza non prevista/prevedibile. La reazione è difficilmente prevedibile, ma tuttavia anche in questo caso incentivata dall'accadimento.


Ma forse sto teorizzando l'inteorizzabile e sto ragionando sul vivibile.
Mi sembra di ri-ragionare come sette anni fa ormai, quando si parlava con il mio caro amico Damiano di livelli e piani del discorso, di senso e non senso, di vita. 
Anestetizzata per sei anni nella mia riflessione esistenziale, la ritrovo oggi intatta e immutata. Monologante perché con chi parli di esistenza?! Chi trascorre del tempo a parlare di esistenza e teoria, filosofia dell'esistenza con me?
Nessuno direi.
Le donne pensano alla moda e ai tipi che non se le filano o le tradiscono o muoiono dietro di loro, ma loro ovviamente non li vogliono, perché inseguono lo stronzo che non le vuole.
Gli uomini parlano di calcio e musica e lavoro (o di assenza di lavoro) o ci provano o ti raccontano della tipa che non li vuole o che è puttana e li tratta male, li tradisce -poi vai a vedere quante volte l'hanno tradita loro, ma questo, no per carità, non te lo dicono!-
E l'esistenza umana, che è alla base di tutto ciò, non va discussa, anzi di che parliamo, scusa? Ma che seghe mentali ti fai tu? pensi troppo, vivi! Ma sì, viviamo senza sapere come e perché. Andiamo avanti come se ci avessero dato la corda, girato la chiavetta conficcata tra le scapole per farci avanzare di dieci passi e poi rigirarla e così avanti per giorni e mesi e anni. E poi? chi siamo? cosa siamo? cosa vogliamo? dove andiamo? e soprattutto P-E-R-C-H-E' ?
Ci siamo mai fermati a chiederci il perché di ciò che facciamo / siamo? 
Non credo.


E
PERCHE'?




(perché chiedersi PERCHE' fa paura a tutti, 
perché un perché non lo abbiamo
o forse non c'è)



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